Il calo della pubblicità e l’avvento dei nuovi media non spaventano Jill Abramson, la prima donna a dirigere il quotidiano più famoso al mondo
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Niente conto alla rovescia in vista del 2043, l’anno fissato da Philip Meyer come quello in cui qualcuno comprerà l’ultima copia su carta del New York Times. Anche il calo della pubblicità e l’avvento dei nuovi media non spaventano chi, per la prima volta da quando è nato il giornale più famoso al mondo, nel 1851, lo dirige con gli occhi di una donna: Jill Abramson.
”Sono convinta che i giornali, in particolar modo il mio, continueranno ad essere stampati ancora per molto tempo. La soluzione alla crisi e’ nella qualita’ del racconto, che deve essere distribuito in maniera intelligente su tutte le piattaforme”.
Per la signora direttore del Nyt, quindi, la chiave di volta è la valorizzazione del lavoro dei giornalisti.
Abramson e’ l’ospite internazionale di maggior prestigio al convegno ‘Crescere tra le righe’ a Borgo La Bagnaia, insieme a Gerard Baker, direttore del Wall Street Journal.
Agli studenti ha raccontato la sua storia: gli studi ad Harward, gli esordi in un piccolo quotidiano nel Sud degli States, ma anche la sua passione per David Bowie.
Al primo posto tra le passioni, c’e’ pero’ il giornalismo. ”Il New York Times – ha spiegato all’Ansa – ha subìto la crisi della pubblicita’, ma ha molte risorse. La qualita’ del giornalismo si mantiene senza tagliare i giornalisti, ma offrendo nuove opportunita’ al mercato, quindi ai lettori, come proporre abbonamenti digitali”.
Lo storico quotidiano americano, che vanta tre milioni di lettori al giorno, sta portando avanti da piu’ di due anni una politica di pagamenti differenziati sul web.
”Non usiamo esattamente un paywall – spiega Abramson -, ma un sistema secondo cui pagano solo i lettori piu’ assidui. Lo fanno dopo aver aver avuto un certo numero di articoli gratis. Se tornano a leggerci pagano un abbonamento mensile. Il sistema sta funzionando molto bene e, grazie ad offerte differenziate e mirate, ha consentito di raggiungere anche molti giovani”.
Secondo Abramson, siamo di fronte a ”un periodo di grande trasformazione”. ”Preferisco pero’ non fare previsioni sul futuro dei media – afferma -. Sono solo sicura che il New York Times avra’ un grande futuro”.
Il direttore non alza barricate nemmeno contro il citizen jourmalism. ”Penso rappresenti un contributo importante per il giornalismo tradizionale – spiega – e non vedo un contrasto tra i due fenomeni. Penso piuttosto che i media tradizionali siano rafforzati dal citizen journalism. Sia per i contributi che possono dare i lettori, sia per l’interazione tra lettori e giornalisti”.
Abramson sostiene che ”la situazione della stampa in Italia e’ molto diversa da quella degli Usa”. ”E’ fondamentale – dice – che la stampa sia libera e priva di pressioni. Noi, al New York Times, possiamo lavorare liberi da condizionamenti”.
Il suo arrivo alla guida del prestigioso quotidiano e’ stato visto come un segno importante del riscatto delle donne. ”Nel corso della mia carriera ci sono stati grandi miglioramenti negli Usa – racconta -, anche se tra gli editori principali ci sono piu’ uomini che donne. Queste ultime stanno pero’ venendo fuori. Dico sempre che essere la prima non e’ cosi’ importante. L’importante sara’ che dopo di me arrivi una seconda, poi una terza e una quarta”.