E’ stato tra i principali fondatori della semiotica visiva contemporanea. Ora, a 12 anni dalla sua scomparsa, Franco Angeli Editore ripropone un suo volume
Jean-Marie Floch e’ stato fra i principali fondatori della semiotica visiva contemporanea e dell’analisi semiotico-testuale della comunicazione pubblicitaria. Il suo volume ”Bricolage. Analizzare pubblicita’, immagini e spazi” pubblicato da Franco Angeli editore (pagine 224, euro 29) ne ripropone, a 12 anni dalla scomparsa avvenuta a soli 60 anni, scritti che illustrano come la scienza della significazione e dei linguaggi possa intervenire in ambiti molto diversi della vita quotidiana e della socialita’, della cultura e della comunicazione.
L’opera di Jean-Marie Floch e’ stata caratterizzata da una pratica della contaminazione, dal desiderio inesauribile di mettere in discussione schemi prestabiliti e luoghi comuni, per introdurre al loro posto nuove interpretazioni del mondo e diversi significati della societa’. Tutto il suo lavoro dunque e’ stato caratterizzato – in una parola – dal bricolage.
Il volume e’ una raccolta di testi, prevalentemente dedicati alla pubblicita’, molti dei quali difficilmente reperibili, pubblicati in riviste poco note o non piu’ ristampati. L’idea di fondo e’ quella di rendere un’ulteriore testimonianza del lavoro di Floch per la ricerca sociosemiotica, raccogliendo un certo numero di scritti che illustrino come la scienza della significazione e dei linguaggi possa intervenire in ambiti molto diversi della vita quotidiana e della socialita’, della cultura e della comunicazione.
Nel corso di questo lavoro, Floch e’ riuscito a mettere in relazione ambiti di studio sostanzialmente eterogenei, sia dal punto di vista concettuale sia da quelli pratico e metodologico: da una parte la scienza della significazione, nella sua declinazione strutturale e generativa di ascendenza saussuriana e hjelmsleviana; dall’altra parte il marketing, le scienze sociali, l’analisi delle comunicazioni di massa, la sociologia dei consumi, l’antropologia culturale, la storia dell’arte, lo studio della visualita’.
Cosi’ facendo, questo intellettuale tanto rigoroso quanto capriccioso ha contribuito non poco all’estensione del campo di indagine della semiotica, cosi’ come dei territori d’indagine di tutte queste altre discipline, garantendo il loro reciproco arricchimento.
Da qui, la definizione che e’ stata data di Floch come di un ”semiologo di frontiera”, proprio per l’innovazione apportata all’interno delle ricerche di mercato, per l’apertura consentita agli studi semiotici, per l’ostinata volonta’ di coniugare teoria e pratica, mostrando come la semiotica sia capace di ricerca applicata, come essa possa essere un efficace strumento metodologico in campi svariati della vita quotidiana, e quindi possa rivendicare di essere un’originale chiave di lettura per fenomeni e oggetti diversi, analizzati – e compresi – dal medesimo punto di vista: quello dei sistemi e processi di significazione, della generazione del senso, della produzione di significati nuovi a partire da continue traduzioni e contrattazioni, tradimenti e dialoghi fra linguaggi, testi, discorsi e pratiche sociali.
Il percorso accademico e professionale di Floch mostra questa sorta di costitutiva poliedricita’. Innanzitutto, la formazione universitaria di storico dell’arte e di studioso – piu’ in generale – dell’immagine, ma anche di teorico delle arti e dell’estetica, che restera’ presente in filigrana in tutto il suo successivo lavoro di ricerca. In secondo luogo, l’impegno profondo in seno al Gruppo di ricerche semio-linguistiche (che si riuniva periodicamente a Parigi negli anni Settanta e Ottanta sotto la direzione di Algirdas J. Greimas), al cui interno egli ha diretto il Laboratorio d’analisi del linguaggio visivo.
Infine, l’approdo al campo del marketing, della comunicazione pubblicitaria e del design, che lo ha visto professionalmente impegnato nell’Istituto di ricerche di mercato Ipsos, per divenire infine consulente di grande aziende internazionali per conto di Creative Business e Design strategy. Ma non va dimenticata altresi’ la sua attivita’ di professore di Semiotica a Parigi e a Louvain, grazie alla quale ha formato diverse generazioni di allievi che hanno continuato i suoi studi e le sue ricerche.