Lividi sotto l’hijab. La prima campagna saudita contro la violenza sulle donne

di Nicol Garutti

Un’immagine forte. Due occhi, di cui uno nero, sbucano dall’unica fessura presente nell’abito in uso in molti paesi islamici, l’hijab.

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“Alcune cose non possono essere coperte – Combattiamo insieme la violenza sulle donne”. Questo lo slogan che accompagna la prima campagna saudita contro la violenza sulle donne.

La campagna, finanziata dalla fondazione “Fondazione Re Khalid” fornisce protezione legale per le donne e i bambini che subiscono abusi in Arabia Saudita.

Samar Fatany, giornalista saudita, riporta che nel Paese una donna su sei subisce violenze fisiche, verbali o psicologiche ogni giorno e che i responsabili degli abusi per il 90 per cento sono i mariti e i padri di queste donne. 
Sempre Fatany aggiunge che secondo una ricerca condotta dal National Family Safety Program, la maggior parte delle donne saudite non è nemmeno a conoscenza dei propri diritti o non percepiscono come il comportamento degli uomini che le circondano, violino gli stessi insegnamenti religiosi che dicono di rispettare, inseguendo tradizioni e costumi aberranti.

La campagna pubblicitaria, destinata a fare scalpore, rappresenta un grande progresso per un Paese dove alle donne non è nemmeno permesso di guidare l’auto.