Viviamo immersi nella sovrabbondanza informativa. L’attenzione è merce rara, sempre più scarsa e perciò preziosa. La pubblicità ha il compito di catturarla e, in pochi secondi, lasciare il segno.
Dal Radar settimanale di SWG emerge che l’abbondanza dei contenuti pubblicitari è percepita in tutti i media, in particolare per TV in chiaro, quotidiani/riviste online e YouTube. Su quest’ultimo l’effetto degli ADV è percepito in modo negativo, probabilmente a causa della frequenza eccessiva che interrompe la visione dei contenuti di interesse. Meno negativo, invece, l’effetto degli ADV su quotidiani/riviste cartacee e la radio, media più ‘tradizionali’ in cui la presenza di interruzioni genera meno fastidio e risulta più accettata.
Siamo quotidianamente accerchiati da pubblicità di vario genere, spesso personalizzate e confezionate sui nostri gusti e preferenze. Il giudizio che ognuno di noi si crea nei confronti di questo o quello spot è maggiormente legato allo stile della pubblicità (musica, tono, estetica) che dal prodotto/servizio comunicato e ancor meno dal canale (tradizionale vs. digitale) attraverso cui vengono veicolati.
Avere un ricordo dettagliato dei contenuti pubblicitari può risultare difficile. A distanza di tempo, musica e slogan emergono come gli elementi più ricordati e distintivi di uno spot: la memoria uditiva supera quella visiva. Di contro, le informazioni sul prodotto e i volti dei protagonisti assumono contorni più sfuocati e un peso marginale.