Vox populi, vox dei?

di Maurizio Badiani

In queste ore i nostri politici stanno focalizzando i loro commenti sui risultati delle elezioni amministrative. Quelli sui referendum sembrano già stati archiviati. Per il quorum non raggiunto (mai in Italia dei referendum avevano avuto un’adesione così bassa) si è data velocemente la colpa alla disaffezione verso la politica, fenomeno crescente, allarmante ecc. ecc.

vote stickers on white surface
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Sarà. Io credo invece che il motivo della più che prevedibile débâcle sia invece molto semplice e terra terra: i referendum (tutti, nessuno escluso) vertevano su argomenti troppo complessi e troppo “tecnici”. I nostri Padri Costituenti, quando hanno concepito il referendum, hanno pensato di dotare gli aventi diritto al voto di un nuovo strumento utile a dirimere questioni di fondamentale importanza, vicine al vissuto di chiunque e “comprensibili” da chiunque.

“Vuoi la monarchia o la repubblica?” “Vuoi il divorzio, sì o no?” “Sei a favore o contro l’aborto”? Senza andare a spulciare i risultati delle specifiche convocazioni, non mi risulta che uno solo di quei referendum sia andato deserto. Anzi. Chiunque infatti capiva non solo la portata dell’eventuale risposta ma prima ancora comprendeva appieno il senso della domanda.

Mi pare quasi che nel “rimettere al popolo” la decisione su argomenti complessi e tecnici come erano quelli contemplati dagli ultimi referendum, i nostri politici abbiano rinunciato, per incapacità o inadeguatezza, a quelli che sono i compiti per i quali sono profumatamente pagati. Insomma un’operazione un po’ Pilatesca fatta in nome della democrazia.

Visto che non sono un politico ma un semplice uomo di comunicazione può anche darsi che dica delle sciocchezze entrando, come mi sono permesso di fare, in campo altrui. D’altronde è pur vero che chiunque può sbagliare. Persino il “popolo”. Non ho mai dato troppa credibilità al vecchio adagio “vox populi, vox dei”.

Guardate quel che è successo con la Brexit. Per aver innalzato il popolo al rango di giudice credo che siano in molti, in terra d’Albione, a leccarsi ancora le ferite.