di Federico Unnia
Una nuova trovata che, manco a dirlo, richiama alla memoria una campagna pubblicitaria shock, diffusa alcuni anni in Inghilterra contro il fumo e i rischi da ricaduta dopo aver interrotto il terribile vizio delle bionde. Allora in discussione finì un uomo ripescato all’amo, raffigurato nell’atto di slamarsi dalla fine sicura. Oggi è – nei confini italiaci – un’affissione pubblicitaria “Nuvolari. Parte di me”, diffusa poche settimane or sono a Roma e ritenuta manifestamente – e gravemente aggiungiamo noi – contraria agli artt. 9 – Violenza, volgarità, indecenza – e 11 – Bambini e adolescenti – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. L’immagine proponeva al pubblico dei destinatari, bambini ed adolescenti compresi, un’immagine di brutale violenza.
Questa volta il messaggio in oggetto mostrava il corpo di un uomo, a torso nudo, di cui si vedeva solamente la parte del volto, con in evidenza una lunga ferita dallo sterno fino al di sotto dell’ombelico. La ferita, degna del peggio cardiochirurgo praticante, era in parte aperta e mostrava il rosso del sangue dei tessuti interni e, nell’altra parte, parzialmente chiusa da cuciture posizionate in modo scomposto. L’immagine, senza dubbio, tendeva a creare i un effetto scioccante per l’osservatore, accentuata dalla presenza di una spilla da balia e di uno spillone puntati in maniera posticcia tra la pelle del soggetto e la manica di un giubbotto, come un manichino.
Secondo il Comitato, che ha correttamente ingiunto lo stop del messaggio, l’immagine in questione contrastava con l’art. 9 Cap, norma che, come noto, vieta alla comunicazione commerciale di contenere affermazioni o rappresentazioni tali che secondo il gusto e la sensibilità dei consumatori, debbano ritenersi ripugnanti. L’impatto dell’immagine della ferita aperta e della cucitura sono state ritenute idonee a turbare la normale sensibilità del pubblico dei consumatori e dei minori rispetto ai concetti e alla sensazione di dolore fisico, di ferita e di violenza.
La scelta, poi, meno costosa e più semplice di diffondere il messaggio attraverso affissioni esterne lungo le strade cittadine, impone all’inserzionista una particolare attenzione dal momento che il mezzo utilizzato si presenta come uno dei più invasivi, in quanto la sua visione viene imposta indistintamente a chiunque, minori compresi. E tale fatto comporta l’ulteriore grave a violazione dell’art. 11 Cap che, come noto, richiede agli operatori una particolare cura nella predisposizione dei messaggi che si rivolgono o che possono comunque essere recepiti da bambini e adolescenti.