di Maurizio Badiani
Era la tarda sera di un lunedì di non so più quale settimana né di quale anno.
Milka Pogliani – al tempo direttore creativo esecutivo della McCann – entrò trafelata nel mio ufficio “Maurizio – mi disse – abbiamo un problema e un’opportunità. A Roma è stato organizzato un convegno sulla pubblicità. Per l’occasione, Rai 3 se ne uscirà con un programma speciale dedicato alla comunicazione. Anche Rai 1 vuole “fare qualcosa”: ha chiamato le sue agenzie e gli ha chiesto di inventarsi uno spot promozionale per Domenica In. La Rai è uno dei nostri principali clienti: non possiamo certo dire di no”.
“Quando deve andare in onda lo spot?” domandai. “La prossima Domenica. In diretta, su Domenica in. Ma la cassetta va consegnata Sabato”.
Contai sulle dita. “Abbiamo solo 4 giorni per fare tutto! ” fu la mia sconsolata riflessione.
Milka si strinse nelle spalle “Per questo sono corsa da te. La cosa l’ho saputa adesso”.
Più che l’opportunità vedevo il problema.
Uscita Milka dalla stanza mi sedetti perché le gambe mi tremavano. Pensai. Poco e male. Ma pensai.
Pensai al brief: “Promuovere Domenica In”. Pensai alle “rubriche” che componevano il palinsesto della trasmissione: cinema, danza, musica. Pensai a dei micro spot.
E pensai a un claim che li avrebbe collegati: Restate incollati a Domenica In. Pensai a un testimonial o a un attore a cui affidare i mini spot. Poi pensai che non c’era tempo per trovarne uno, spiegargli cosa avrebbe dovuto fare, fagli impare la parte e i testi…no, ci voleva una scorciatoia. E una decisione drastica: il personaggio degli spot sarei stato io.
In fondo – dissi a me stesso per farmi coraggio – non ho forse cominciato facendo l’attore?
Per camuffarmi e rendere più buffo il “personaggio” che avevo in testa (una specie di Nichetti imbranato, dall’aria stralunata e ingenua) mi procurai un paio di occhiali con i baffi, quelli che i genitori di Woody Allen indossano nel film “Prendi i soldi e scappa” perché si vergognano del figlio.
Studiai 3 spot dove io ero l’unico protagonista. La “regia” fu affidata a Livio Loris, art McCann appena tornato da un corso di cinema a New York. Da solo acquistai i “props” che mi sarebbero serviti sul set: uno spezzone di pellicola, un carillon, delle scarpette da bambola, una freccia con la ventosa, una pennellessa e un barattolo da vernice.
Risultato: 3 spot divertenti, con un’idea dentro, chiusi sempre da una gag legata al claim: Restate incollati a Domenica In.
Seduto in prima fila nel grande studio di Via Teulada aspettai il passaggio dei mie spot con la trepidazione di un bambino.
Quando sentii, per tre volte, prorompere il pubblico presente in una sonora risata ebbi la certezza che i miei 3 brevi commercial avevano colto nel segno.
Anche la Carrà rise forte, portandosi, come spesso faceva, la mano sulla bocca. Poi, ancora col riso sulle labbra, venne verso di me e puntandomi contro l’indice mi disse:
“Sotto quei baffi mi sembra di aver riconosciuto qualcuno!”.
Io, ormai scoperto, contraccambiai il sorriso.
“Che bello – aggiunse la Carrà – avere ironia e, soprattutto, autoironia!”.
Credo che quello sia stato uno dei complimenti più belli – e più sinceri – che ho ricevuto per un mio lavoro.