Avellino. Festa di nome e di fatto

di Maurizio Badiani

Sabato sera ad Avellino c’è stata un’ammucchiata speciale.Decine o centinaia di giovani esagitati (il numero varia a seconda delle testimonianze e – ormai é un classico – del tipo di inquadratura del telefonino) hanno festeggiato la ritrovata “libertà” in modo eccessivamente esuberante. Niente mascherine – che é roba da carnevale – baci e abbracci di rito, bottiglie di alcolici innalzate verso il cielo come fanno i pallonari quando hanno la fortuna di stringere tra la mani la Coppa dei Campioni. 

Fin qui é una storia di ordinaria follia. Ciò che ha reso però peculiare l’assembramento era il capopopolo che lo guidava. Nientemeno che il Sindaco in persona. Un novello Masaniello che risponde al nome di Gianluca Festa. 

Ora, come i mie lettori ben sapranno, gli antichi romani avevano un modo di dire: “Nomen omen” che, alla buona, può essere tradotto come “Un nome, un destino”.

Nel senso che, secondo i Quiriti, il nome poteva avere un’influenza fausta o infausta sul destino di chi lo portava. E Gianluca Festa, con quel cognome, difficilmente poteva sottrarsi all’influsso del Fato. Che, per evitare rischi, é sempre bene assecondare.

Così Fato & Nomen a braccetto hanno portato il nostro sindaco in piazza dove, con gesti degni di un novello Toscanini, si é messo a dirigere i cori che già si alzavano spontanei verso il cielo stellato del sud.

Mischiato tra un coro e l’altro non é mancato qualche simpatico “vaffa” rivolto ai vicini Salernitani, rei di avere adottato, (quelli sciocchini) nei confronti del lockdown una politica inutilmente più restrittiva. 

Ma, si sa, i giovani sono giovani. E anche a un sindaco che si chiama Festa, un’attenuantina non gliela vogliamo concedere?

Anche perché, se invece di Festa si fosse chiamato Testa, la serata  – ne sono certo – avrebbe preso tutta un’altra piega.