di Claudio Astorri
Pubblicato e promosso a fine luglio il documento “L’emittenza Radiofonica e televisiva locale in Italia” di Aeranti-Corallo ha lasciato molti operatori come me, che non sapevano della sua preparazione, alquanto sorpresi e piacevolmente colpiti. Si tratta di uno quei caposaldi della conoscenza aggiornata del settore dei media elettronici locali la cui lettura diventa irrinunciabile. Le finalità sono ben espresse nell’introduzione: “Il presente documento intende fornire un contributo alla conoscenza del comparto Radiotelevisivo locale, individuandone tutte le peculiarità di natura economica, patrimoniale e organizzativa, i relativi punti di forza e le criticità che devono essere superate”. Un file pdf di 62 pagine ben strutturate e composte, l’analisi è un viaggio reale nei numeri del comparto Radio-Tv locale che ne palesa dimensioni e problemi molto concreti.
Per chi lo volesse inserire nella sua Knowledge Base personale il documento “L’emittenza Radiofonica e televisiva locale in Italia” di Aeranti-Corallo è scaricabile qui.
Quale contributo di conoscenza e di attenzione giunge dal documento orientando il focus sulla Radiofonia locale? Ecco qualche sintesi raccomandando, lo ripeto, la lettura complessiva del documento.
- QUANTITA’ EMITTENTI. Vi sono circa 1.000 imprese Radiofoniche locali in Italia, tra commerciali e comunitarie. Erano 4.100 all’approvazione della Legge Mammì.
- SOCIETA’ di CAPITALI. Tra le Radio commerciali sono la maggior parte, esattamente 361; la regione con la più elevata presenza è la Sicilia (45) seguita dalla Puglia (37) e dal Lazio (31) che precede Lombardia e Veneto (27 per entrambe).
- DIPENDENTI. Gli assunti dalle imprese Radiofoniche di qualsiasi forma giuridica è di 1.760 di cui 100 relativi a emittenti comunitarie.
- IMPIANTI di DIFFUSIONE. Sono esattamente 7.188 quelli eserciti dalle Radio locali e diffondono 1.596 marchi differenti (questo ultimo dato include le sovrapposizioni regionali).
- IMPIANTI per EMITTENTE. Ben 606 concessioni locali sono esercitate con un numero di impianti compreso tra 2 e 10, 454 hanno un solo impianto mentre solo 168 ne utilizzano oltre gli 11.
- FATTURATI per EMITTENTE. Delle 341 società di capitali e cooperative con il bilancio depositato, 184 hanno fatturati al di sotto gli Euro 500.000, 37 tra 500.000 e 1 milione e soltanto 20 oltre il milione.
- VALORE del LAVORO. Le spese sostenute dalle 341 società in esame per il personale superano complessivamente Euro 30 milioni con un incidenza media del 26,1% sui ricavi.
- MARGINE OPERATIVO. Il MOL per le imprese Radiofoniche locali è negativo per 195 casi su 341; 139 aziende realizzano sotto Euro 500.000 e soltanto 7 sopra tale livello.
- RISULTATO OPERATIVO. L’Ebit è negativo per 140 imprese su 341, 196 ce l’hanno tra 0 e 500.000 e le restanti 5 oltre quel livello.
Cosa possiamo dedurre da questi dati? Che c’è molta strada da fare!
I 2 problemi principali della Radiofonia locale sia pure in lieve miglioramento sono il nanismo e la frammentazione, che poi sono fenomeni correlati. I casi virtuosi di gruppi Radiofonici locali multi-stazione, che hanno spesso marginalità e risultati importanti, non hanno ancora insegnato molto. Forse, e con la loro disponibilità, bisognerebbe occuparsene di più anche in queste pagine e promuoverne la forza nella reddittività e nella efficienza. E’ il modello.
E’ chiaro che con possiamo parlare di Industria della Radio per il settore locale se non all’interno del più ampio comparto Radio che include anche la Radiofonia Pubblica e quella Nazionale. Eppure, ed è stato qui sottolineato molte volte, le Radio locali hanno l’opportunità in Italia di essere il fulcro degli investimenti locali. Radio assolutamente sì, ma anche Eventi e Digitale. E hanno su questo percorso uno scenario di grande vantaggio.
Non è invece ancora chiaro che se ci si voglia staccare dall’era primordiale della Produzione e da quella successiva del semplice Vendere ed entrare finalmente nel mondo del Marketing, le trasformazioni più significative occorre dotarle proprio a partire dal reparto commerciale che deve essere composto da persone formate, dedicate e motivate. Il compito assoluto degli editori è arrivare a questa condizione e certamente la concentrazione multi-emittente può favorirla oggi significativamente. Occorre pensare alla fetta in una torta più grande, anche se non propria a 100%.
La forza lavoro appare esigua ma grazie al rapporto di AERANTI-CORALLO, tra le tante cose, apprendiamo che anche la Radiofonia comunitaria contribuisce al personale dipendente. A maggior ragione ci dobbiamo dispiacere che a Università e a tanti soggetti associativi e istituzionali sia complicato se non costosissimo accedere alla FM; potremmo avere un comparto comunitario più rappresentativo dei cittadini nella differenziazione dell’offerta e più efficiente nel contributo alla professionalità e al lavoro.
Avanti a tutta forza, la Radio locale ha una storia leggendaria ma anche un grande futuro. Senza aspettarsi troppe ricadute dal pubblico, bisogna coglierlo pienamente e direttamente.