Il filmato racconta di un inseguimento “al contrario”. Il massmediologo accompagnato dal suo operatore Alberto Micelotta che percorre in lungo e in largo il paese per stanare i due esponenti apicali del clan di Pasquale e Nicola Bonavota. Dopo un lungo peregrinare, più volte depistato dai passanti, Klaus Davi riesce finalmente a incontrare il presunto boss. Da lì inizia un dialogo serrato, con momenti anche di forte tensione. Quello che colpisce è che Klaus è completamente circondato dagli amici del presunto boss e comunque riesce, colpo su colpo, a tenere testa al capo del potente clan.
D: Klaus, quanto è costato fare un filmato simile?
R: Ogni servizio è un percorso a sè stante, non sai mai quello che potrebbe succedere. Dal punto di vista del comportamento, non esiste assolutamente una ‘ndrangheta unitaria: c’è chi ti accoglie con un caffè, c’è chi ti lancia le scope in testa, c’è chi ti minaccia di morte, c’è chi ti tira le uova, c’è chi ti ignora freddamente, come il caso del clan De Stefano. Insomma, non c’è univocità di atteggiamenti.
D: Non ha avuto paura ad affrontare un clan così discusso come il Bonavota da solo, in un paese isolato come Sant’Onofrio?
R: Onestamente, quando faccio questo tipo di servizi, non penso al pericolo ma solo ad ottenere il risultato. Se guarda bene la versione lunga del filmato,
ho passato tantissimo tempo a cercare di capire dove abitassero i boss. Nessuno mi aiutava, la gente mi depistava. Questo è indice del drammatico controllo territoriale, ma soprattutto mentale, che esercita la ‘ndrangheta in certi contesti.
D: Quando si è visto accerchiato dagli amici di Bonavota ha avuto paura?
R: Assolutamente no, non ho avuto la sensazione di correre un pericolo. Questo è anche dovuto alla mia mentalità, che è molto diretta e immediata, e che certo può essere portata a sottovalutare potenziali pericoli. Ma è un rischio che si deve correre.
D: Forse è un rischio troppo alto.
R: Forse sì, ma diversamente il racconto risulta falsato. Colgo l’occasione per dire che da questo momento in poi non comunicherò al Ministero degli Interni i miei futuri spostamenti per realizzare i documentari, perché per noi oggettivamente, nonostante lo straordinario lavoro delle Forze dell’Ordine, la loro presenza diventa un impedimento psicologico per i potenziali appartenenti ai clan. Con la polizia presente, i boss non rispondono in modo spontaneo e sciolto; e alla fine il racconto ne resta inficiato. Non a caso a sant’Onofrio abbiamo avuto un documentario di straordinaria verità.
D: Quindi come farà?
R: Semplicemente andrò nei posti e realizzerò i servizi. Poi, se la devo dire tutta, ma perché affidarmi a uno Stato che è ipocrita e fa finta di non vedere? E non mi riferisco a magistrati e forze di polizia …
D: A chi allora?
R: A tutti. Alla politica, alle commissioni di vigilanza, ai partiti, ai ministri. Tutti sanno perfettamente che quanto io ho raccontato nei miei filmati è assoluta realtà; e lo Stato dovrebbe intervenire in modo massiccio per evitare che ci siano intere zone d’Italia (compreso il Nord) in mano alla ‘ndrangheta. Ma questo non avviene, non solo non avviene a livello istituzionale, ma di fatto si impedisce a persone come me di poter raccontare al grande pubblico questa sorta di strapotere che avete potuto constatare tutti quanti nel filmato realizzato a Sant’Onofrio. Quindi perché dovrei fornire un alibi alla politica quando la politica se ne frega altamente di dare una risposta che viene sollevata dal mio lavoro, ma anche da quello di altri giornalisti? Non intendo più prestarmi a simili giochini. L’atteggiamento dei politici (che poi sono quelli che controllano il servizio pubblico) disgustosamente falso e ipocrita.
D: Quali saranno i suoi prossimi impegni?
R: Molto presto tornerò in Calabria, mi sto occupando di due casi particolari. Quello di Luigi Molinetti, killer dei Tegano che circola liberamente per le strade di Reggio Calabria e in teoria potrebbe già essere fuggito all’estero. Il secondo caso è quello della famiglia Anello, i cui due fratelli che sono stati fautori di numerosi omicidi, circolano liberamente: sembra incredibile ma questi si esibiscono ogni settimana nello struscio domenicale di Filadelfia, in provincia di Vibo Valentia. Dov’è lo Stato? La politica pensa che il problema non esista solo perché non si vede, o boicottando chi cerca di sensibilizzare. Farisei! Faranno i conti quando si presenteranno a chiedere i voti ai cittadini dimenticati.
D: Progetti sul piano della comunicazione?
R: Continuerò a realizzare i miei documentari cercando editori coraggiosi che possano ospitarmi. La mia proposta al Servizio Pubblico, con il quale collaboro da venti anni, rimane valida: sono sempre disponibile se qualora si volessero avvalere del mio know-how conquistato sul territorio.