di Mario Modica
“La radio dal transistor al web: parabola di un medium dalle origini ai social” è il titolo della tesi discussa dalla Dottoressa Debora Runci, che ha ottenuto il massimo dei voti e la lode, lo scorso 8 novembre presso l’Università degli Studi di Messina. Relatore della tesi, il professor Francesco Pira, docente di comunicazione integrata e giornalismo digitale nel Corso di Metodi e Linguaggi del Giornalismo dell’Ateneo Peloritano presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne.
Si è parlato di un medium, quello radiofonico, che ad oggi vanta ancora – insieme alla televisione – il segno positivo accanto al numero che indica gli investimenti pubblicitari. Una radio quindi che dalle origini fino ai giorni nostri – segnati dall’era social e da internet – ha sempre avuto l’indiscussa capacità di reinventarsi, passando attraverso le dinamiche dettate dalla convergenza e dall’interattività, dove la nascita delle web radio rappresenta senza dubbio il risultato maggiore. Mezzo tecnologico, legislativo e in continua evoluzione, la radio ha sempre vinto su tutti, dall’ormai obsoleto lettore con le cassette – meglio conosciuto come walkman, passando per i moderni mp3 e iPod. Indiscutibile poi l’importanza dello speaker, specie per quelle radio locali che instaurano un contatto con il proprio territorio molto più diretto e vivo rispetto alle emittenti nazionali, rivolte ad un pubblico inevitabilmente più ampio e variegato ma non per questo meno “caloroso”.
I giovani che vogliono approcciarsi al mondo della radio hanno la tecnologia dalla loro parte, e non sono più costretti a portarsi dietro attrezzature pesanti e ingombranti – come faceva il disc jockey di un tempo. Oggi tutto il materiale necessario è contenuto nella chiavetta usb, nei pc e nelle consolle elettroniche. Di contro, però, c’è una maggiore improvvisazione, si è autodidatti e manca molto spesso qualcuno che dia delle direttive precise sul “modus operandi”, sebbene non manchino scuole e corsi dedicati. La gavetta e l’esperienza restano però indiscutibilmente le migliori “insegnanti” anche se, «se uno ci crede davvero in una cosa, prima o poi riesce».
Ancora, sono l’immediatezza e la spontaneità a conferire al medium radiofonico quell’atmosfera fatta di sogno e immaginazione che lo rendono tanto speciale per chi ci ha lavorato o ci lavora e per l’ascoltatore che semplicemente ne fruisce, perché «quando sei dietro al microfono non sai cosa c’è dall’altra parte, perché non vedi, per cui devi spiegare con le parole, far immaginare un qualcosa».