Le ombre d’incertezza causate dalla Brexit, pur essendosi diffuse sullo scenario dell’Eurozona, non sembrano aver impedito la conferma per la stessa Eurozona di una crescita media del PIL annuo intorno al +1,6%; crescita dovuta in prevalenza alla sostenuta domanda interna e alla ripresa degli investimenti favoriti dal basso costo del denaro.
L’economia nazionale non è in sintonia con lo scenario dell’Eurozona poiché è attraversata da una flessione nei livelli di attività e da un rallentamento del commercio internazionale. Il conseguente risultato si concretizza nella modesta variazione tendenziale del PIL lievitato del +0,7% nei confronti di quello del secondo trimestre 2015.
Infatti, la produzione industriale pare scivolare lentamente verso gli ormai prossimi confini col territorio negativo. Per quanto riguarda il fatturato e gli ordinativi si è in attesa di notizie aggiornate su eventuali inversioni di tendenza da parte del precedente andamento riflessivo.
Sono invece aggiornate le notizie sull’andamento dei prezzi dei prodotti industriali, andamento che palesa una costante e pesante contrazione.
Mancano aggiornamenti anche a riguardo dell’industria delle costruzioni che nel mese precedente segnalava il preoccupante ritorno ad una tendenza riflessiva.
Anche il commercio con l’estero sembra aver rinunciato a proseguire sulla strada dell’espansione, poiché è entrato in una fase riflessiva soprattutto per quanto concerne l’import e, segnatamente, dai mercati extra-UE.
Stante le difficoltà in cui versano le attività produttive non stupisce che il tasso di disoccupazione generale sia tornato a salire. Ciò che invece può confortare, almeno per ora, è il fortunato miglioramento del tasso di disoccupazione giovanile.
Sebbene l’intero scenario produttivo presenti un profilo riflessivo, il settore degli investimenti pubblicitari pare procedere col vento in poppa, come stanno a dimostrare i forti incrementi mensili ed il pingue bilancio del primo semestre. Va comunque osservato come detto andamento sia connesso agli importanti eventi sportivi internazionali e non alle attività produttive.
Nel quadro di un periodo di alterne vicende, l’andamento del commercio al dettaglio ha virato in territorio positivo, come dimostrano le variazioni mensili e di periodo. Tuttavia va notato come le variazioni mensili più sostenute siano presentate dai prodotti non alimentari, mentre le variazioni di periodo più sostenute sono presentate dai prodotti alimentari.
Il tasso d’inflazione sembra aver cessato la corsa in discesa ma abbia avviato l’auspicato processo di risalita, sia pure lenta, grazie alla crescita dei prezzi degli alimentari non lavorati, dei servizi ricreativi e culturali e dei trasporti
Segnali positivi vengono dal clima di fiducia sia dei consumatori sia delle imprese, ma non senza qualche nube che riguarda specialmente le attese economiche dei consumatori.
Segue ora un’analisi settoriale i cui tratti hanno disegnato lo scenario sopra esposto.
La produzione industriale del mese di giugno conferma la tendenza riflessiva dei mesi precedenti ed incrementa la sua discesa in territorio negativo sino a toccare il -1,0% (a maggio era a -0,6%). Tutti i comparti, con la sola eccezione dei beni intermedi che segnano un +0,8%, sono in territorio negativo: in particolare quelli dell’energia col -5,5%, dei beni di consumo durevole col -2,8% e dei beni di consumo non durevole col -2,0%.
I risultati del mese di giugno hanno ovviamente influito sul bilancio del primo semestre limandolo al +0,8% (era +1,2% a maggio) e, nel contempo, amplificando le variazioni negative dell’energia (a – 3,2%) e dei beni di consumo non durevole (a -0,7%). Nel contempo si sono ridimensionate le variazioni positive dei beni intermedi (a +1,9%), dei beni strumentali (+3,5%) e dei beni di consumo durevole (+0,7%).
L’andamento riflessivo della produzione industriale non ha mancato di ripercuotersi sulle stime previsive circa il rapporto 2016/2015. Infatti, quelle concernenti il totale del settore, pur rimanendo in territorio positivo, si sono ridotte al +0,1% (erano +0,5% a maggio e +0,8% ad aprile); mentre le stime previsive dell’aggregato dei beni di consumo prosegue la sua marcia in territorio negativo scendendo al -0,8% (era -0,5% a maggio e -0,3% ad aprile).
Non si hanno notizie aggiornate circa il fatturato e gli ordinativi dell’industria. Per conseguenza non si è in grado di confermare né la precedente tendenza riflessiva né la sua eventuale inversione.
Prosegue imperterrita la marcia a ritroso dei prezzi dei prodotti industriali che a giugno fanno rilevare una flessione del -3,0%, quale risultante fra il -3,4% del mercato interno ed il –1,6% del mercato estero. Il che porta il bilancio del primo semestre al -3,4% (invariato rispetto al periodo precedente) dovuto in misura maggiore al mercato interno (al -3,9%) ed in misura minore al mercato estero (al -1,8%).
Non si hanno notizie aggiornate per il settore delle costruzioni che nel precedente mese aveva virato in territorio negativo.
Il commercio con l’estero segna un ritorno in territorio negativo sia con l’export (-0,5%) sia con l’import (-6,1%), il che consente di concludere il bilancio semestrale con l’export in parità (0,0%) e l’import a -2,9%. Sui bilanci citati hanno inciso prevalentemente i mercati extra-UE che segnano un – 3,9% per l’export e, soprattutto, con un – 8,8% per l’import. Il saldo si porta a 23,3 miliardi di euro dovuti in gran parte ai mercati extra UE (con 18,5 miliardi).
Il tasso di disoccupazione generale sale all’11,6% (era a 11,5% il mese scorso), mentre quello giovanile scende al 36,5% (era 36,9% a maggio). Vi sono fondate ragioni per temere che l’andamento cedente delle attività produttive in generale possa esercitare una ovvia influenza su entrambi i tassi di disoccupazione.
Le vendite al dettaglio nel mese di giugno fanno registrare una variazione (a valore) positiva nell’ordine del +0,8%, quale media fra il +0,2% dei prodotti alimentari e il +1,0% dei prodotti non alimentari. Dette variazioni mensili consentono di chiudere il bilancio del primo semestre con una variazione (a valore) complessiva del +0,4%, risultante fra il +0,4% dei prodotti alimentari e il +0,2% dei non alimentari. La distribuzione moderna e quella tradizionale presentano entrambe una variazione mensile del +0,7%, il che consente alla prima di portarsi al +0,8% mentre consente alla seconda di lasciare il territorio negativo per portarsi sulla parità.
Il tasso d’inflazione ha arrestato la sua caduta risalendo al -0,1% di luglio rispetto al -0,4% di giugno. La risalita è dovuta all’accelerazione della crescita dei prezzi degli alimentari non lavorati, dei servizi ricreativi e culturali, ai trasporti.
Proseguono anche in giugno la loro corsa in territorio positivo gli investimenti pubblicitari facendo constatare un eccezionale incremento del +15,8%, di cui hanno beneficiato ampiamente la TV (col +18,2%), TVSat (col +82,8%) e Internet (col +5,1%), ma lasciando in territorio negativo tutti gli altri media.
Le variazioni positive del mese di giugno hanno favorevolmente influenzato il bilancio del primo semestre portandolo al +6.4% (a maggio era a +4,6%), grazie soprattutto alla TV (+8,1%), TVSat (+21,1%), Internet (+4,1%) e alle Affissioni (+9,1%), mentre tutti i restanti media sono rimasti in territorio negativo.
Poiché l’andamento degli investimenti pubblicitari sarebbe sostanzialmente connesso ad importanti eventi sportivi internazionali, sembra lecito chiedersi quale possa essere il suo futuro non potendo fare affidamento sull’andamento riflessivo delle attività produttive.
Le stime previsive circa il rapporto 2016/2015 degli investimenti pubblicitari, pur mantenendosi in territorio positivo, palesano un progressivo ridimensionamento. Infatti, si è passati dal +3,0% di aprile e maggio al +1,4% di giugno, avendo probabilmente iniziato a risentire dell’insoddisfacente andamento della produzione industriale.
A luglio è in aumento il clima di fiducia dei consumatori, segnatamente per l’incremento delle componenti personali correnti e future, mentre segna una flessione la componente economica in connessione con le opinioni circa la situazione economica del paese.
Il clima di fiducia delle imprese sale in tutti i settori, ma in modo più marcato in quello delle costruzioni in connessione con i giudizi sugli ordini e sui piani di costruzione. Analogamente dicasi per il clima di fiducia dei servizi di mercato in connessione con le attese circa gli ordini e l’andamento dell’economia. Migliora anche il clima di fiducia delle vendite al dettaglio in connessione col miglioramento dei giudizi sulle vendite correnti pur peggiorando quelli sulle vendite future.