Lo sviluppo di internet, e della tecnologia in generale, ha migliorato la nostra qualità della vita, mettendo a disposizione di tutti un’enorme mole di informazioni e connettendo popoli lontanissimi con un semplice “click”. Come tutte le cose, però, anche la tecnologia ha i suoi lati oscuri. Tra questi vi è la dipendenza dalla rete, un fenomeno particolarmente diffuso anche nella nostra Regione.
“Il troppo stroppia”, recita un antico adagio popolare: ebbene, la miniaturizzazione degli strumenti solitamente usati per comunicare e lo sviluppo della rete wi-fi ha creato un ‘mostro’ che i giapponesi chiamano Hikikomori. Letteralmente significa “ritirarsi” e sta ad indicare giovani che rifiutano qualsiasi contatto che non sia mediato da un computer ed evitano di uscire dalla propria stanza per mesi o per anni. Questo non è un fenomeno molto conosciuto perché, i casi non registrati sono molti di più di quelli noti.
Gli Hikikomori possono essere dipendenti da diversi tipi di “rete” (qui intesa come “ragnatela”).
Ci sono quelli che non si staccano dai social network, quelli dipendenti da siti per adulti online o di gaming, quest’ultimi in particolare sono intrappolati da una serie di schemi e modelli che regolano l’architettura del gioco d’azzardo.
I dipendenti patologici dalle nuove tecnologie sono difficili da riconoscere perché viviamo in un mondo che fa di internet un aspetto primario della propria esistenza. Di solito, però, si tratta di soggetti che non staccano mai gli occhi dal telefonino o passano molto tempo di fronte al computer. La dipendenza tecnologica porta l’individuo a non riuscire più a distinguere ciò che è reale, da ciò che non lo è, spingendolo a cercare e sviluppare legami relazionali solo attraverso uno schermo. Inoltre, ha risvolti anche mentali e psicologici: limita l’apprendimento, diminuisce le doti mnemoniche e può portare a disturbi gravi.
In Italia, l’Internet addiction disorder (Iad, questo è il termine dato dalla letteratura psichiatrica, ndr) non è ancora riconosciuta dal servizio sanitario nazionale (SSN), ma è sempre più frequente.
Parlando solo degli studenti (i più colpiti da questo fenomeno) attualmente il 5.6% di loro soffre di una qualche dipendenza tecnologia.
Il fenomeno è più comune al Nord che al Sud, anche a causa del Digital Divide. In Sicilia, per esempio, secondo una ricerca fatta lo scorso anno, solo il 28.9% delle aziende ha usato internet, contro una media nazionale del 39.3%, mentre, per quel che riguarda i singoli individui, il 50.3% dei siciliani fa uso della rete contro il 57.3% degli italiani.
Come si combatte questa patologia? Le tecniche usate con maggior successo sono le seguenti:
esercizi comportamentali, desensibilizzazione, tecniche di rilassamento, tecniche self-management
e training di abilità sociali. Tutte queste metodologie, in modo diverso, puntano a rompere la routine del soggetto, per fargli acquisire nuove attività relazionali, staccandolo dallo schermo e dalla sua vita virtuale.
Ciò che bisogna capire, dunque, è che il mondo del web è una risorsa, ma, come tutte le cose, non ne va fatto un uso improprio se non si vuole passare dall’ ”utilizzo della rete” alla “rete” vera e propria.