Accordo tra Repubblica e Stampa. E con il maxi polo gli Agnelli lasciano l’editoria

Confermata la partnership tra le due società editrici, così il gruppo Espresso controlla il 20% del mercato editoriale. Ma Itedi esce anche da Rcs Mediagroup

di Claudio Micalizio

Non è una semplice partnership editoriale e per più di un motivo. L’accordo tra le società editrici de la Repubblica e La Stampa, annunciato mercoledì 2 marzo a mercati finanziari chiusi, segna la nascita di un polo editoriale imponente nel mercato della carta stampata e digitale con inevitabili effetti sulla raccolta pubblicitaria; segna la fine dell’indipendenza del quotidiano torinese e la sua probabile retrocessione a testata di rilevanza interregionale e non più nazionale; ma soprattutto sancisce l’uscita di scena dall’editoria della famiglia Agnelli che abbandonerà anche le proprie partecipazioni in Rcs Mediagroup.

Sarà Cir ad assorbire Itedi

La svolta era nell’aria ed è stata ufficializzata al termine del consiglio di amministrazione che ha approvato il bilancio 2015 del colosso editoriale della famiglia De Benedetti con ricavi per 605,1 milioni, in calo del 6%. Il Gruppo l’Espresso, che pubblica tra l’altro Repubblica, e la Itedi, società editrice de La Stampa e de Il Secolo XIX, uniranno le forze dando vita ad un nuovo polo che controllerà almeno il 20% del mercato italiano della carta stampata, con una posizione di leadership sul mercato digitale. Secondo quanto è dato sapere, sarà la controllata della holding Cir a incorporare Itedi in una fusione che, conti alla mano, porterà il nuovo aggregato a registrare un fatturato di 750 milioni di euro con la più alta redditività del settore e senza alcun debito: l’unione tra i quotidiani e i periodici dei due gruppi già oggi può contare nel suo insieme su circa 5,8 milioni di lettori e oltre 2,5 milioni di utenti unici giornalieri sui loro siti d’informazione. Alla guida operativa ci sarà Monica Mondardini, attuale amministratore delegato di Cir e Gruppo Espresso: “L’accordo segna una svolta importante per il Gruppo Espresso che avvia oggi un nuovo percorso di sviluppo, a garanzia di un solido futuro in un mercato difficile – ha dichiarato il presidente Carlo De Benedetti -. La missione di questa casa è sempre stata l’editoria, al servizio di una crescita civile del paese. Con questa operazione, l’impegno viene riconfermato e accresciuto”.

La famiglia Agnelli lascia l’editoria

Nel nuovo assetto societario, il gruppo editoriale de l’Espresso farà la parte del leone: la fusione avverrà sulla base di concambi che dovranno essere approvati dalle rispettive assemblee ma in base ai range già stabiliti nell’accordo Cir, ovvero la holding industriale della famiglia De Benedetti che oggi controlla il Gruppo Espresso, deterrà una quota superiore al 40% del nuovo gruppo. Fca (FiatChryslerAutomobiles), che oggi ha in portafoglio il 77% di Itedi, deterrà invece il 16% dell’aggregato con la famiglia Perrone che continuerà a essere azionista di minoranza con una quota pari al 5%. Un’operazione accolta con soddisfazione dal presidente di Cir, Rodolfo De Benedetti che ha parlato di “intesa con azionisti prestigiosi”. Ma l’intesa tra i due gruppi, che dovrà essere sancita entro la prossima estate, avrà un impatto più ampio sul settore editoriale e sugli assetti di Rcs Mediagroup, principale concorrente del gruppo l’Espresso. Con un comunicato stampa diramato solo a Borsa chiusa, infatti, Fca ha annunciato di voler distribuire ai propri azionisti tutte le proprie partecipazioni detenute nelle società editoriali per concentrarsi totalmente nelle attività automobilistiche: il riferimento è anche alla quota del 16,7% finora detenuta da Fca in Rcs, società che pubblica Il Corriere della Sera e che ha sempre avuto nella famiglia Agnelli un interlocutore privilegiato nella gestione del grppo editoriale. E anche questo aspetto rende l’intesa sottoscritta nelle ultime ore un evento di portata storica, almeno per l’editoria italiana: “Con questa operazione – ha scritto in un comunicato Fca – giunge a compimento il ruolo svolto, prima da Fiat e poi da Fca, per senso di responsabilità nel corso di oltre quarant’anni, che ha permesso di salvare il Gruppo editoriale dal fallimento in tre diverse occasioni, assicurando le risorse finanziarie necessarie a garantirne l’indipendenza e quindi a preservarne l’autorevolezza”.

Il futuro delle testate coinvolte

In attesa che tutte le operazioni societarie vadano a buon fine nelle prossime settimane, resta da capire il destino delle testate giornalistiche coinvolte. Nella nota diffusa da Cir in occasione dell’accordo, è stato ribadito che Repubblica e Stampa “manterranno la loro autonomia”. Repubblica, passata da poche settimane sotto la guida di Mario Calabresi, sta attendendo il nuovo piano editoriale del direttore che ha già annunciato un cambio di filosofia rispetto al quotidiano diretto negli ultimi decenni da Ezio Mauro. Anche la Stampa ha una nuova guida, Maurizio Molinari, ma nel caso del quotidiano torinese – a tiratura nazionale ma con vendite radicate soprattutto nelle regioni del nord-ovest – da settimane si parla di una sua possibile retrocessione a testata interregionale con  l’obiettivo di raccontare in modo sempre più approfondito l’attualità dell’area geografica di riferimento. Un po’ quanto accaduto negli ultimi mesi dopo la fusione tra la Stampa e Il Secolo XIX sancita nell’agosto del 2014.

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