di Federico Unnia

Consigli in vista dell’estate e del tempo ozioso in cui verrà voglia di leggere.
Due titoli, alquanto diversi tra di loro. Il primo è un cd, Giurisprudenza completa dell’Autodisciplina Pubblicitaria aggiornato al dicembre 2013. Edito da Anthelios Edizioni, è il tradizionale aggiornamento, curato da Luigi Carlo Ubertazzi, nel quale chi operi nel mondo della comunicazione commerciale può trovare tutte le pronunce del Giurì e le decisioni del Comitato di controllo; il tutto arricchito da utili indici e le preziosi massime.
Il lavoro è utile perché dalla lettura delle decisioni, scritte spesso in modo avvincente, si possono trarre interessanti indicazioni non solo sui comportamenti pubblicitari scorretti e non conformi alle norme del codice, ma anche indicazioni su questioni d’ordine economico, concorrenziale e sociale. È, ad esempio, il caso di pronunce che hanno trattato le questioni della concorrenza e comparazione tra imprese, oppure quelle sempre spinose che coinvolgono il rispetto della dignità della persona. Una lettura ai più ostica e poco attraente, ma che invece si rileverà interessante e preziosa.
Di tutt’altro tenore è lo scritto di Giuseppe Mazza, con alle spalle una carriera pubblicitaria in grandi sigle prima di arrivare a costituire la sua agenzia. Mazza si dedica con interesse e minuzia alla raccolta di scritti inediti di Bill Bernbach, pubblicati per la prima volta. Bernbach viene presentato non soltanto come il mad man che cambiò il linguaggio dell’advertising, ma come un intellettuale totalmente immerso nella cultura materiale. Dai suoi scritti, raccolti qui attorno a tre temi forti, emerge ben chiaro che il linguaggio pubblicitario, con la sua capacità sintetica di muovere parole e immagini, era uno strumento destinato ad andare oltre gli scaffali del supermarket. Era un vero linguaggio della modernità. E la proposta di Bernbach non era una semplice scommessa sul futuro dell’advertising: il suo progetto si proiettò dal microcosmo dell’annuncio pubblicitario al mercato, toccò l’intera civiltà della comunicazione fino a raggiungere il cuore della democrazia moderna, ossia la costruzione del consenso.
Lettura molto piacevole, ricca di spunti di riflessione, che tratteggia l’epopea di una professione che ancora oggi vorrebbe viaggiare un metro da terra.