Tramuta un problema in opportunità

Perché anche partendo da una situazione di vita avversa è possibile costruire una storia di successo (estratto dell’ottavo capitolo di “Mad in Italy, quindici consigli per fare business in Italia. Nonostante l’Italia.”, Giampiero Cito e Antonio Paolo, Rizzoli-Etas, 2012)

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“Non so se ridere o piangere. Nell’incertezza, rido.” La citazione appartiene allo sceneggiatore Alfredo Accatino ma sintetizza molto bene l’atteggiamento di chi, di fronte a un momento di cesura netta tra due fasi della propria vita, o della vita della propria azienda, riesce a non farsi schiacciare dalla visione pessimista che porterebbe a mollare tutto e a lasciarsi travolgere dallo tsunami della depressione. Una storia in particolare, forse poco nota, ci emoziona molto raccontarla anche perché, venendone a conoscenza attraverso il progetto Mad in Italy!, si è creato un piacevole rapporto di amicizia tra chi scrive e il protagonista di questo racconto. Danilo Ragona era un giovane di Torino che studiava al liceo artistico e si dilettava nel trompe l’oeil. Aveva provato un po’ tutti i lavori, anche se quello che gli consentiva di mantenersi era l’elettricista.

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Non praticava sport, andava a ballare molto raramente e, come tanti giovani che da poco hanno superato i vent’anni, progettava la sua vita sognando stancamente successi nel settore per il quale si stava formando. La sua vita doveva tuttavia prendere una strada diversa; e proprio sulla strada Danilo andò a sbattere, mandando in frantumi la sua schiena insieme ai suoi sogni. Non deve essere facile, per un ragazzo abituato a correre dietro alle proprie passioni, trovarsi costretto su una sedia a rotelle.

Raccontata così questa storia non lascia spiragli di ottimismo ma, se leggerete fino in fondo al capitolo, capirete come l’esperienza di Danilo sia una storia con un lieto fine. Così come è a lieto fine la storia di una donna rimasta a gestire da sola una drogheria di Perugia, dopo che tutti gli uomini che vi lavoravano, compreso suo marito, erano stati richiamati per combattere nella prima guerra mondiale. La donna in questione era Luisa Spagnoli che, una volta rimasta sola, prese in mano l’azienda moltiplicando, negli anni del conflitto, il fatturato e il numero dei dipendenti. Senza abbattersi cambiò più volte business, spaziando dall’invenzione del Bacio Perugina, alla creazione di una maison di abbigliamento che ancora oggi porta il suo nome, ai primi asili nido aziendali per le giovani madri che lavoravano per lei, a un parco divertimenti per i loro bambini chiamato Città della Domenica.

Luisa Spagnoli avrebbe fatto poca strada se avesse accettato con rassegnazione un destino che appariva avverso; se il conflitto che l’aveva lasciata sola fosse diventato anche un conflitto interiore. Il suo ottimismo e la sua visione di impresa hanno invece ribaltato gli schemi di una vita che sembrava definitivamente compromessa. Ma come agisce e cos’è l’ottimismo? E, soprattutto, come ci si può rapportare a esso se siamo degli imprenditori? L’ottimismo è un atteggiamento che ha ripercussioni sul modo di pensare e di condurre la vita, sia dentro sia fuori dall’azienda. È un’attitudine che riguarda l’esistenza e il modo di comportarsi e agire con il prossimo e la società. Si tratta perciò di un modo di sentire e di vivere, e la visione che lo caratterizza è la positività, o quantomeno il suo prevalere sulla negatività. Perché se le cose vanno come non dovrebbero, guardare la realtà con gli occhi di chi crede di potercela fare comunque rende tutto più semplice, e più dolce.

Lo dimostra la prospettiva che ha sul mondo Dolci Libertà, un’azienda che si occupa di produrre e vendere sul mercato cioccolato e pasticceria artigianale di alta qualità, prodotti nella Casa Circondariale di Busto Arsizio in provincia di Varese, dove è stato allestito un laboratorio in cui si producono ogni giorno ben 700 kg di cioccolato e 300 kg di pasticceria. L’idea è scaturita da un gruppo di ex calciatori professionisti (tra cui anche Giuseppe e Franco Baresi, Giuseppe Bergomi, Francesco Statuto) che ha investito sulle capacità imprenditoriali di Roberto Colombo, portiere di serie A ancora in attività, conferendogli il ruolo di presidente e amministratore delegato della società Sport e Spettacolo, con l’obiettivo di dare vita a progetti volti a creare attività di riqualificazione. Il laboratorio di Dolci Libertà dispone infatti di un’area dedicata alla formazione del personale e allo sviluppo di nuovi prodotti. Nell’azienda trovano impiego 40 detenuti e soltanto sei addetti esterni che non hanno affatto timore di condividere con loro le proprie giornate. Un’attenzione particolare è posta sulla specializzazione del personale, con corsi tecnici e pratici della durata di quattro mesi, tenuti all’interno del penitenziario con l’intervento di maestri cioccolatieri e pasticceri di grande esperienza.

I detenuti impegnati nel progetto imparano così una professione: impastano, cuociono, decorano e confezionano questi preziosi e delicati prodotti con grande cura e professionalità. Un’esperienza analoga, anche se realizzata e portata a compimento dall’altra parte dello stivale, è quella di “Made in Carcere”, il laboratorio nato presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola a Lecce. Il marchio “Made in Carcere” nasce nel 2007, grazie a Luciana Delle Donne, fondatrice di “Officina Creativa”, una cooperativa sociale senza scopo di lucro. “Da noi – dice – si producono manufatti ‘diversamente utili’: borse, accessori, originali e tutti colorati. Sono prodotti ‘utili e futili’, confezionati da donne ai margini della società: 20 detenute, alle quali viene offerto un percorso formativo, con lo scopo di un definitivo reinserimento nella società lavorativa e civile”.

La metafora sulla quale si basa tutta la produzione di questa azienda atipica è il parallelismo tra le vite delle detenute e la possibilità di riutilizzare stoffe e materiali che sembravano destinati a essere dimenticati, scartati o gettati via. Lo scopo principale di “Made in Carcere” è quindi quello di diffondere la filosofia della “seconda opportunità” per le detenute e della “doppia vita” per i tessuti. Un messaggio di speranza, di concretezza e solidarietà, ma anche di libertà e rispetto per l’ambiente.

Se vogliamo prendere in esame anche la teoria delle catastrofi, che si muove sul confine tra matematica e filosofia, si può definire catastrofico il momento che segna il passaggio da uno stato di equilibrio a uno stato caotico, disforico, apparentemente ingestibile, come quello che ad esempio può capitare a chi si trova improvvisamente a dover affrontare una condizione di improvviso e permanente disagio fisico. La sfida, in questo caso, sta nel lavorare per ritrovare, seppur con difficoltà non indifferenti, una nuova condizione di equilibrio. È proprio pensando questo che ci viene in aiuto la storia dalla quale eravamo partiti. Avevamo parlato di un lieto fine. Come si è evoluta la storia di quel giovane designer torinese? Oggi Danilo dirige la sua azienda, Able to Enjoy (che potrebbe essere tradotto con “In grado di godersela”); disegna e produce prodotti per l’ausilio, una definizione che a lui non piace troppo. Preferisce parlare di sé come un designer che ha progettato la Lamborghini delle sedie a rotelle, la B-Free Multifunction.

Un prodotto innovativo ma anche bello, con tre ruote invece di quattro (questo aumenta la sua capacità di movimento su terreni di ogni tipo) e che, a differenza delle altre carrozzine, si può imbarcare in aereo come bagaglio a mano invece di essere stivata. La sua creazione gli è valsa un posto tra i dieci prodotti italiani di eccellenza all’Expo di Shanghai nel 2010 e il Compasso d’Oro (massimo riconoscimento europeo per un designer) nel 2011. Danilo ha una diversità evidente. È diverso da chi, dopo un momento tragico della propria vita, si ferma, si abbatte, si abbandona. Dopo l’incidente si è iscritto all’Istituto Europeo di Design e ha iniziato a collaborare, non soltanto come studente stagista ma anche come imprenditore, con Pininfarina.

Able to Enjoy lavora anche insieme ad altri importanti brand nazionali come Fiat e Ferrino, che hanno deciso di dare slancio alle sue idee. Dopo quell’incidente, Danilo ha iniziato a giocare a tennis, a ballare, a lanciarsi in tandem con il paracadute. A dimostrare, insomma, di essere una persona di grande qualità oltre che un valido imprenditore italiano. Tra il suo passato e il suo presente qualcosa è cambiato, certo; adesso trascorre il suo tempo in una maniera del tutto differente da prima. Ma ugualmente bella. Perché quelli come Danilo cercano di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Anche quando capita che il bicchiere si rompa.

MEMO

È dimostrato scientificamente come sia possibile imparare a vedere il mondo attraverso i principi dell’ottimismo realistico. Gli eventi negativi prima o poi prendono un corso diverso. Il potere di dare una svolta alla nostra vita è solo nelle nostre mani.