Venette Waste sfida il mercato con un’idea legata all’e-commerce

Venette Waste e il suo falco Horus: dal loro incontro particolare nasce un’idea per la sostenibilità. Stiamo parlando di un fumetto popolarissimo sui social network, un fumetto molto particolare, in quanto è anche capitano di un’azienda che ha sede legale ad Aosta, con sede creativa a Milano. Moda femminile con un’idea rivoluzionaria: usare tessuti considerati impropriamente “scarti”, quindi ingiustificatamente inutilizzati, per creare nuovi modelli, talora unici, da proporre direttamente al consumatore finale attraverso l’e-commerce.
Un’idea necessaria, un’idea che è venuta a Rossana Diana, titolare di Venette Waste Srl, la quale, nel 2009, dopo un significativo periodo di attività presso una stilista conosciuta in ambito internazionale, ha deciso di intraprendere questa nuova strada. “Ero stanca di assistere a una continua produzione di spreco. Sì, perché nella moda l’incidenza dello spreco è pari al 70% di quanto si produce e si propone realmente. Perdita di capitali, impatto ambientale, standardizzazione del prodotto e delle liturgie per celebrarlo, sostiene con forza Rossana Diana. “Così non puoi continuare. Di qui l’idea di fare un prodotto senza produrre niente, con un unico obbiettivo: riportare equilibrio tra bene materiale e bene immateriale.”
Grazie ai finanziamenti ottenuti dalla regione Val d’Aosta, nel giugno 2010 l’azienda trasferisce ad Aosta la sua sede legale ed organizza nei locali della Pepinière gran parte della produzione, il magazzino tessuti, la logistica per la spedizione e-commerce e il magazzino capi finiti.
Milano rimane la sede per lo sviluppo creativo dei modelli, l’ufficio stile, l’ufficio grafico, la gestione del blog venettewaste.com, dell’e-commerce wastecouture.com e delle community sui social network per la comunicazione.
Oggi Venette Waste lavora 30 mila metri di tessuti di qualità ritirati in collaborazione con il miglior tessile italiano che coopera al fine di ricreare indotto positivo e rivalorizzazione del sistema. Un abito realizzato con questa procedura viene proposto a prezzo equo. Inizialmente erano in tre persone a lavorare a Milano, oggi sono dieci ma con un indotto di circa 3000 addetti. “Tutto questo per far comprendere – sottolinea la stilista – quanto sia importante riabilitare i cicli produttivi che determinano anche l’uso, i cicli vitali corretti delle cose,. Ecco perché noi applichiamo il principio “dalla culla alla culla”: dimostriamo di essere responsabili del nostro prodotto non solo al momento della sua nascita ma anche alla fine del suo ciclo vitale. Quando ti appropri con l’acquisto di un nostro abito, ti trasformi da consumatore a consum-attore perché aiuti Venette a diventare un’azienda a ciclo chiuso, conservandone infatti il cartellino, strategicamente reinventato, potrai un giorno restituire quell’abito che avrai deciso di non indossare più. Venette Waste penserà come dargli un altro ciclo vitale e al cliente sarà riconosciuto uno sconto sul nuovo abito. L’abito nuovo verrà accompagnato dal cartellino riconsegnato, non divenendo mai altra pattumiera, dove verrà sostituita l’etichetta adesiva con il codice del nuovo capo. E il ciclo si chiude”.
Venette Waste pone gran cura anche nella scelta del packaging, creato per altri prodotti ma non ritirato o utilizzato ad esempio per un errore di stampa da chi ne aveva fatta richiesta.
Ecco, lo sviluppo sostenibile, il percorso virtuoso per salvare il pianeta, deve tener conto di ogni aspetto. “Lo spreco è una risorsa, usiamolo!”, Venette Waste docet.