La leggenda vivente continua ad incantare. Con la linguaccia (ingiustamente) attribuita ad Andy Warhol
Venerdì prossimo, Sir Michael Philip Jagger compira’ 70 anni. Appena l’altro ieri ha concluso il tour che festeggia i 50 anni della “piu’ grande rock band della storia”, i Rolling Stone.
Ma la sua biografia non racconta solo di note e canzoni: Mick Jagger è stato colui il quale ha introdotto il merchandising nella musica, portando in giro per il mondo uno dei loghi più famosi in assoluto: la linguaccia irriverente che molti hanno creduto, a torto, fosse stata creata da Andy Warhol, anche perché comparve la prima volta sul disco ‘Sticky Fingers’ del 1971, quello che aveva la copertina con i blue jeans e una lampo apribile, disegnata appunto dal re della pop-art.
Il genio in questione non era Warhol, ma un anonimo studente del London’s Royal College of Art, il 24enne John Pasche, che Mick contattò perché insoddisfatto delle idee che gli venivano proposte dalla Decca, la sua casa discografica del tempo.
Che Jagger sia un tipo tosto, del resto, è Storia, quella con la S maiuscola. Così, il Guardian non ha avuto certo remore a sottolineare che, dopo il concerto di sabato ad Hyde Park, e’ gia’ tutto pronto per una nuova serie di concerti e un nuovo album che, con l’aggiunta di Mick Taylor, riportera’ gli Stones alla musica delle loro origini.
Anche l’ultimo tour, dal punto di vista finanziario, e’ stato un trionfo. Se Keith Richards ha mostrato in modo inequivocabile i segni del declino, Jagger e’ apparso in forma smagliante e ora che l’eta’ lo costringe a contenere gli eccessi coreografici, e’ anche tornato a cantare da quel fenomeno che e’.
Nel frattempo, tra i mille impegni cui riesce a stare dietro, sta anche lavorando insieme a Martin Scorsese a una serie tv, History of Music e’ il titolo ancora provvisorio, che raccontera’ le vicende di un manager discografico cocainomane e di grande successo alle prese con il mercato tra gli anni ’70 e ’80.
Insomma: e’ davvero difficile pensare a un modo migliore per arrivare a 70 anni. Certamente, a una persona normale basterebbe vivere un solo anno da Jagger per potersi considerare fortunato.
Sir Mick e’ nato nel ’43, anno di grazia per la musica. Tra gli iscritti all’anagrafe in quei 12 mesi, ci sono Keith Richards (dicembre), Janis Joplin, George Harrison, Roger Waters, Jim Morrison, Lucio Battisti e Lucio Dalla.
Se si fosse costretti a riassumere in poche parole la vicenda del front man (e non solo) dei Rolling Stones si dovrebbe dire che si tratta della storia di un uomo baciato dalla grazia. Cresciuto in quel meraviglioso laboratorio creativo che e’ stata la Swingin’ London, Mick Jagger si e’ imposto come uno dei piu’ clamorosi e coinvolgenti sex symbol della storia.
Animato da una determinazione feroce e da un carisma debordante, ha praticamente inventato la figura del cantante dalla sessualita’ sfrontata e ambigua, sfruttando i trucchi del mestiere “rubati” alla sua amica Tina Turner (i passetti di danza) quando gli Stones giravano gli Stati Uniti come spalla di Ike & Tina.
Insieme al suo amico-nemico Keith Richards, per anni ha incarnato la faccia cattiva del rock’n’roll, quasi una diretta incarnazione di quella “Sympathy For The Devil” che, non per niente, e’ uno dei brani preferiti di Martin Scorsese.
Poi, certo, ha guidato la trasformazione dei Rolling Stones in una perfetta macchina spettacolare che mette in scena il suo mito. Ma se, soprattutto negli anni ’80 e ’90, quando la deriva tossica di Richards, aveva messo a repentaglio la sopravvivenza della band, i Rolling Stones non si sono dissolti e’ per merito suo.
Piu’ volte ha provato a mettere in pista la carriera solista ma ha inanellato flop e delusioni. Anche come attore non e’ che le cose siano andate molto meglio. Vuol dire che perfino a Mick Jagger non sempre puo’ andare tutto bene.
Da tempo, e a ragione, Jagger conduce l’esistenza della leggenda vivente. Parlano per lui amori leggendari come quello con Marianne Faithfull, i matrimoni con Bianca e Jerry Hall, le voci sul flirt con David Bowie, eccessi e trasgressioni, una biografia incredibile che invano ha tentato di raccogliere in un libro (in un’occasione ha restituito l’anticipo milionario in dollari, si intende).
I suoi colleghi gli devono molto perche’ gli Stones (e il merito e’ suo) sono stati la band che ha di fatto inventato il concetto attuale di tourne’e negli stadi, con il merchandising e gli sponsor, i primi ad aver un consulente finanziario (altro personaggio da romanzo).
E’ quasi superfluo ricordare che il logo degli Stones e’ uno dei marchi piu’ conosciuti della storia della musica.
Se Jagger e’ Jagger e’ comunque grazie al fatto che ha scritto e cantato un repertorio straordinario, scritto e prodotto album che sono pagine fondamentali non solo della storia, ma della leggenda. E non c’e’ dubbio che in un’ipotetica classifica dei piu’ grandi performer di sempre uno dei primi tre posti sia suo.