“Le buone notizie? Convengono”

Corriere della Sera e Tg1 danno risalto all’Italia migliore. E gli inserzionisti li premiano

di Giovanni Santaniello
Chi l’ha detto che le buone notizie sono destinate a non avere né  lettori né mercato pubblicitario? Corriere della Sera e Tg1 sono pronti a smentire questo vecchio luogo comune del giornalismo italiano dando vita a delle sezioni dedicate a tutto ciò che è positivo su corriere.it e con uno spazio televisivo denominato ‘Tg1-Fa la cosa giusta’. Responsabili del progetto sono i giornalisti Luca Mattiucci e Marco Gasperetti del Corriere e Giovanna Rossiello del Tg1.

Luca Mattiucci
Luca Mattiucci

 

E’ il primo dei tre a spiegare a Spot and Web come e perché le due corazzate dell’informazione nazionale hanno deciso di investire sulle notizie finora destinate ad avere uno spazio minimo sui nostri media.
“L’idea di dare vita ad una sezione del nostro portale dedicata alle buone notizie è venuta alla direzione del giornale. A De Bortoli e al vicedirettore Giangiacomo Schiavi – racconta Luca Mattiucci – Quest’ultimo, in particolare, ci ha tenuto tanto affinché questo progetto andasse in porto. Sulla sua scrivania, conserva ancora un biglietto di Candido Cannavò, l’indimenticato direttore della Gazzetta dello Sport, che avvertiva: “Dobbiamo raccontare anche il bello del nostro Paese”. Beh, questa sarà la nostra missione”.

Volete smentire il luogo comune secondo il quale una buona notizia non vende.
“In realtà, già da qualche tempo, abbiamo delle ottime ragioni per credere il contrario. La sottosezione del corriere.it ‘InVisili’ di Franco Bomprezzi e Claudio Arrigoni conta fino a 200mila accessi unici. Un risultato assai positivo, per rimanere in tema”.
Come nasce la collaborazione con il Tg1?
“Già da tempo la collega Giovanna Rossiello curava la sezione ‘Tg1-Fa la cosa giusta’. Così, anziché ragionare in maniera individualista, come da critica che si rivolge al mondo del giornalismo sempre di frequente, abbiamo deciso di fare rete. D’altra parte, pretendiamo che la facciano il mondo della politica così come quello dell’economia. Perché non metterla in pratica prima noi? Soprattutto in questo momento storico, può rappresentare un valor aggiunto”.
Le buone notizie aprono nuove frontiere…
“Direi proprio di sì. Il nostro è un progetto aperto. Ieri, ad esempio, ci ha contattato Radio Corallo, il network che raggruppa varie testate radiofoniche sparse in tutt’Italia, dicendo di volersi ritagliare un ruolo in questa iniziativa rilanciando le notizie che riporteremo. Per noi è un’ottima cosa. Vogliamo rendere protagonisti tutti i media che hanno la capacità di penetrare nel dibattito pubblico italiano sui temi cari al welfare e al terzo settore. Tutti assieme, dimostreremo che un’Italia del bene esiste”.
Ne sono convinti anche gli inserzionisti?
“Sì, a patto che si mettano in campo progetti equilibrati. Al di là del blog di Buomprezzi e Arrigoni, in Italia esiste ‘Vita’, il giornale di riferimento storico del terzo settore. ‘Attore sociale’, l’agenzia di stampa settoriale che spesso è ripresa anche dall’Ansa. Nelle regioni meridionali, con il Corriere del Mezzogiorno che dedica una sezione ad hoc, viene distribuito con Sette il mensile ‘Comunicare il sociale’. I dati di quest’ultimo sono eloquenti. A fronte di una spesa che si aggira sui 100mila euro annui, c’è un ricavo di 110mila. Direi che il terzo settore è sì investito dalla crisi, ma può contare su una certa stabilità di spesa. E che i buoni progetti di comunicazione sociale hanno ben ragione di esistere. Anche sui social network visto che, su Facebook, la nostra pagina CorriereSociale, dopo pochi giorni, già è seguita da centinaia di utenti e su Twitter, il profilo @lebuonenotizie è già lanciato con l’avvertenza ‘per non rassegnarci alla decadenza, ecco l’Italia del bene’. Ciò che ci voleva”.