Presentato da Edelman il Trust Barometer 2013

edelmanL’Italia ha perso terreno nel corso del 2012 e quindi anche fiducia: è calata quella nei confronti delle imprese (dal 62% al 56%), dei media (dal 57% al 50%) e delle Organizzazione No Profit (dal 74% al 63%). Unica importante eccezione la fiducia nei confronti del governo, salita dal 31% al 35%. E’ l’effetto del passaggio dall’amministrazione Berlusconi a quella Monti. Lo rivela il Trust Barometer 2013, l’annuale sondaggio di Edelman condotto poco prima di Natale in 26 Paesi del mondo.
Interessante notare che l’aumento della fiducia nei confronti del governo è aumentata se si considera il campione rappresentativo dell’élite socio culturale italiana (un campione di 200 persone) e invece cala leggermente dal 26% al 21% se si prende in considerazione l’intera popolazione (un campione di mille persone). Una riprova della scarsa “popolarità” dell’attuale governo, apprezzato più dal “potere” che dal “popolo”. Da sottolineare anche il fatto che, seppure in piena crisi economica, le imprese e i media riscuotono più del doppio della fiducia (45%) del governo (21%), sempre restando nell’ambito della popolazione generale dell’Italia.
Una fiducia nelle imprese che è maggiore se si tratta di piccole (75%) rispetto alle grandi (56%), dati in linea con la media europea per quanto riguarda l’élite dei Paesi.
“E’ un’indicazione che ci deve far riflettere” commenta Fiorella Passoni, amministratore delegato di Edelman Italia, “perché dimostra che le grandi imprese potrebbero e dovrebbero impegnarsi molto di più sul piano della comunicazione nei confronti dei propri stakeholder. Noi lo chiamiamo “public engagement”, ma intendiamo proprio questo: una relazione più stretta e trasparente con il proprio pubblico di riferimento, oltre che con i propri dipendenti. Ottenere buone risultati nel business è importante, ma non basta: oggi contano anche molto i comportamenti delle aziende, il modo in cui fanno le cose e le raccontano”.
La scarsa fiducia nelle imprese corrisponde ad altrettanta poca fiducia nei CEO, scesi in un anno in credibilità dal 32% al 26% (per la popolazione italiana) contro il 39% dei dipendenti e il 57% delle persone “come me”. Naturalmente la fiducia nelle imprese non è distribuita con omogeneità: in testa c’è sempre il comparto della tecnologia (72%), seguito da quello dei prodotti elettronici di consumo (65%), al terzo posto quello delle aziende alimentari manifatturiere (61%). Il settore dell’auto si colloca in buona posizione (54%) nonostante le difficoltà di Fiat in Italia. In fondo alla classifica: banche (24%) e servizi finanziari (26%) con un livello di fiducia in lieve recupero rispetto all’anno precedente soltanto se si considera l’élite del Paese, dato in controtendenza rispetto al resto del modo, segno che in Italia le banche hanno già “toccato il fondo” e ora stanno recuperando qualcosa in termini di fiducia ottenuta dalle élite.
La sfiducia non è soltanto italiana, analizzando i dati globali ci si accorge che soltanto una persona su cinque ritiene che i rappresentanti delle aziende o dei governi dicano la verità quando parlano di crisi. Una sfiducia in continua crescita dai grandi scandali del 2012. La gente ha meno fiducia nei leader rispetto alle istituzioni in tutti i 26 Paesi presi in esame. Che le aziende stiano facendo quello che è giusto fare lo ritiene soltanto il 50% del pubblico, che i capi delle imprese dicano la verità lo crede solo il 18%: un gap di 32 punti percentuali.
“Ci aspettavano una crisi nella leadership”, osserva Richard Edelman, presidente e CEO i Edelman. “Le imprese e i leader dei governi devono cambiare il proprio approccio e diventare più trasparenti e coinvolgenti nei confronti dei propri dipendenti, del pubblico in generale e degli esperti”.