Vizi Pubblicitari- No al muro svilente

di Federico Unnia

Ci risiamo con l’uso della donna come oggetto di aggancio pubblicitario. Forse sarebbe meglio dire non si è mai smesso.
Ne è conferma una recente ingiunzione di desistenza emessa dal Presidente del Comitato di Controllo, nei confronti dei messaggi pubblicitari “Milù. Nuova Apertura. Sconti dal 30% al 40%”, diffusi tramite affissioni nella città di Palermo, e giudicati manifestamente contrari all’art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.


I messaggi, volti a pubblicizzare la nuova apertura di un negozio di pelletteria, mostravano una giovane donna ripresa dal collo in giù, che indossava unicamente un foulard a fasciarle il seno e un paio di stivali. In un cartellone era sdraiata e teneva con la mano una borsa, nell’altro stava seduta con la borsa all’altezza del fianco, nascondendo le parti intime.


Ad avviso del Comitato è fuori di dubbio che la comunicazione commerciale veicoli una rappresentazione svilente della donna. Non esiste nessun logico e comprensibile nesso tra l’immagine e ciò che il messaggio pubblicizzava se non quello dell’utilizzo del corpo umano quale manichino, espositore per scarpe e altri oggetti di pelletteria, riducendo il corpo anonimo e spersonalizzato della donna a mero oggetto passivo. Da tale commistione di piani derivava la mercificazione della persona ed il degrado della sua dignità, che pone il messaggio in contrasto con l’art. 10 del Codice.