Pietro Greppi, lettera aperta a Guido Barilla: “Ecco perchè è meglio aggiungere un posto a tavola”

Le riflessioni dell’advisor per la comunicazione e il marketing etici. “E se suo figlio fosse omosessuale?”

“Caro Guido Barilla,

mi consenta di dirle due cose. Sono Pietro Greppi, advisor per la comunicazione e il marketing etici. Ho deciso di scriverle per vari motivi legati anche alla natura del mio apporto professionale alla comunicazione, e soprattutto perchè la sua, come tutte le grandi aziende che investono in pubblicità, ha il potere di lasciare il segno con ciò che fa e dice. E questo potere porta, o almeno dovrebbe portare, con sè la necessaria presa in carico della responsabilità delle conseguenze derivanti, anche solo potenzialmente, dalle proprie azioni, soprattutto quando sono promosse tramite un media di grande impatto come quello televisivo.

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Pietro Greppi

Io non sono un suo amico, ma ho notato che anche qualcuno che lo è le scrive in proposito alle sue recenti esternazioni sulla questione omosessuale. Qualcuno di loro è anche amico mio. Perchè sì, ho degli amici omosessuali, fatto che non ho mai registrato fino ad oggi come questione su cui soffermarmi. Ma in questo caso, da lei ingenuamente portato alle cronache contro se’ stesso e la sua azienda, ho sentito la necessità di farle giungere spunti di riflessione.

Come capita nella vita normale, di spaghettate insieme agli amici ce ne sono state parecchie e durante queste occasioni è certo che la sensazione generale sia quella di sentirsi in famiglia. Quel genere di famiglia inclusiva dove “aggiungi un posto a tavola” è frase più frequente di “no tu no”. Quel genere di famiglia che comprende parenti e amici, conoscenti e appena conosciuti, adulti e bambini, uomini e donne. Alcuni di questi amici hanno un orientamento diverso dal mio e vivono relazioni di coppia serene o tumultuose come ogni altra coppia. Spesso dimostrano capacità di allevare, con responsabilità esemplare, cuccioli di uomo anche senza poterli generare e, lo posso testimoniare, spesso comprano pasta Barilla… ma qui mi interrompo perchè provo un certo disagio a parlare di questi miei amici considerandone la diversità come argomento di discrimine, ma questo si è reso necessario dal caso da lei sollevato.

Capisco che i suoi consulenti esterni e interni possano anche non capire il significato della diversità, perchè per farlo dovrebbero entrare nella vita reale, quella vita che per qualche strano motivo ignorano proprio quando devono considerarla come argomento di vendita. Stranezze che generano quei mondi neppure ideali nei quali accadono cose ridicole e poco credibili… Stranezze che lei è anche disposto a pagare. Non serve essere imprenditori, nè pubblicitari  per comprendere come la vita reale sia fatta di relazioni che costantemente si intrecciano in modo non ingessabile nei format pubblicitari. Rompa gli schemi che la tengono legato ad un format irreale. Prenda coscienza del potere che le dà l’essere l’erede di un impero alimentare che a colpi di 30 secondi può anche generare una cultura formativa e ne produca di credibile e inclusiva. Si chiederà per quale motivo dovrebbe dare ascolto a me che non sono neppure un amico…

Ecco allora una riflessione che spero la convinca: come si comporterebbe se un giorno i suoi figli le dovessero confidare di essere omosessuali? Chiuderebbe l’azienda? Farebbero ancora parte della sua famiglia? Gli toglierebbe il piatto di pasta dalla tavola?

Ci pensi.

Un saluto, Pietro Greppi