Caso Barilla, ecco cosa ne pensa il direttore commerciale di gay.it

“Investire sui consumatori gay friendly conviene”

twitter@SpotandWeb

Per una azienda che dice di voler fare a meno dei consumatori gay friendly, ve ne sono alcune che scelgono di comunicare direttamente con loro.

gay

L’altra faccia della medaglia del caso Barilla porta non solo a chi in queste ore ha cavalcato l’onda sui social come Garofalo, Buitoni, Misura, Althea, ma anche alle aziende (come TIM, Citroen, Fiat, Opel, Almo Nature, Wind, H&M, gli enti Turismo di Vienna e Berlino, Teodora, BIM, RaiCinema, LuckyRed, Warner e  quasi tutti i distributori cinematografici) che investono su gay.it , principale medium gay italiano e case history di comunicazione LGBT nel nostro Paese. Parola di Daniele Iannaccone, direttore commerciale di gay.it.

“Distinguerei il caso Barilla su 2 piani” – spiega il manager – uno culturale, per cui è ovvio che le dichiarazioni di Guido Barilla suscitino reazioni, ed uno pubblicitario, per cui è legittimo che un brand scelga coscientemente di non utilizzare determinati “significanti” semiotici. E altrettanto legittimo che chi non è d’accordo boicotti.”

“Allo stesso tempo però mi preme sottolineare come ci siano aziende – e non parlo di quelle che furbescamente in queste ultime ore si sono fatte belle per lo scivolone del competitor – che investono coscientemente nella comunicazione verso il mondo gay italiano attraverso il nostro sito, e di fatto consentono ad una testata come la nostra di sopravvivere, sia pur a fatica in un mondo, quello del web, oramai popolato di giganti, essere indipendenti, ed offrire al nostro meraviglioso pubblico una voce forte verso l’opinione pubblica: è a queste aziende, oltre che ai nostri utenti che va il nostro sentito grazie”.

“Certamente queste aziende investono non per “fare del bene” ma perché il target gay è estremamente interessante dal punto di vista del marketing, con un alta disponibilità di spesa, la capacità di essere trend setter ed opinion leader ed hanno dei ritorni. Allo stesso tempo però siamo consci delle difficoltà anche interne che spesso devono superare per lavorare con noi”.

“In conclusione il dato secondo me più rilevante del caso Barilla è che conferma un dato su cui insistiamo da anni: una comunicazione gay friendly favorisce i brand anche presso gran parte dell’opinione pubblica non gay, ed è su questo che le aziende italiane dovrebbero fare un passo avanti, anche attraverso strumenti che offriamo”.