Istinto e Impressioni- Tolleranti

di Maurizio Rompani

Le idee sono oggetti un po’ strani, non si possono toccare o manipolare. Certo la realtà attuale smentisce questa tesi: è evidente un tentativo di manipolazione da parte dei mass media. Più di una vera e propria manipolazione dovremmo parlare di un tentativo, allo stato attuale molto ben riuscito, di fare in modo che tutti scelgano il proprio stile di vita, la propria alimentazione, l’abbigliamento e persino le idee politiche e le opinioni, sulla base del mondo mediatico e dei suoi interessi. Certo risuona abbastanza sinistro l’avvertimento di Ryszard  Kapuscinski “I Media si sono prefissi una meta più ambiziosa rispetto a quella di comunicare e informare, quella di creare la realtà “, soprattutto in considerazione che questa realtà è quella voluta da alcuni gruppi economici ben definiti. Ma non possiamo dimenticare che questa situazione è dovuta soprattutto alla crescente perdita di peso di etica e valori nella prospettiva di ogni essere umano. L’uomo ha ormai una visione di un futuro basato solo su una corsa allo sviluppo depurato dai valori, a questi si sono sostituiti i consumi irresponsabili.
Le idee sono delle teorie, delle ideologie, delle strutture che sembrano abbastanza forti e che molte volte smentiscono clamorosamente coloro che le danno per morte. Quello che le fa sempre vive, sempre brace sotto la cenere, non è tanto il loro meccanismo interno, quanto  le loro storie, quello che possiamo chiamare  le avventure delle idee. 
Nella loro storia le idee spesso  appaiono diverse da quello che sono. Non tanto dei sistemi ben congegnati, ma piuttosto delle macchine che non funzionano, che sembrano dire una cosa e produrne un’altra. Il secolo scorso, che ha visto la crisi delle grandi ideologie, è un buon esempio.
E’ curioso che nella storia delle idee oggi non compaia che raramente quello che può essere a ragione definito l’innesco dei grandi ideali del XIX e XX secolo: la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789. Una solenne elencazione di diritti fondamentali dell’individuo e del cittadino, emanata il 26 agosto del 1789 basandosi sulla Dichiarazione d’indipendenza americana, un documento che ha ispirato numerose carte costituzionali e il cui contenuto ha rappresentato e rappresenta ancora uno dei più alti riconoscimenti della libertà e dignità umana.
Può apparire singolare che si parli poco di questa dichiarazione e soprattutto delle motivazioni che hanno portato a scriverla. Ma se si analizza meglio la situazione attuale, si comprende come in fondo tale silenzio non sia altro che frutto della consapevolezza che mai periodo storico è stato più simile a quello che ha preceduto la Rivoluzione Francese. Alla nobiltà e ad un clero schierati sulla difesa ad oltranza dei propri privilegi si sono sostituiti ceti fondati sulla oligarchia della finanza e del potere economico, su posizioni acquisite nel pubblico e nel privato. Ci sono momenti in cui il ricordo della Storia non è fonte di sicurezza.
La libertà, l’uguaglianza, la proprietà, la sicurezza, la resistenza all’oppressione, il diritto di credere, pensare e di esprimere le proprie convinzioni, la presunzione di innocenza fino alla dichiarazione di colpevolezza, la separazione dei poteri, il contributo economico di tutti secondo la propria disponibilità. Ecco le grandi idee che sono alla base della dichiarazione. Sieyès aveva previsto anche un altro articolo che testualmente diceva “ Ogni cittadino che si trovi nella impossibilità di provvedere alle proprie necessità e che non trovi lavoro, ha diritto ad essere soccorso dalla società, Accettando le sue condizioni”, allora non fu inserito, ma nel 1848 fu alla base dell’introduzione del concetto di diritto al lavoro. Si sono voluti enunciare i diritti naturali che devono essere alla base di qualunque stato. La Dichiarazione ha anche un grande valore pedagogico, mostrando agli uomini quali erano i loro diritti per il solo fatto di essere uomini.
C’è solo un’ idea che non trovò posto nella Dichiarazione, perché ritenuta offensiva, perché implica il pensiero avvilente della compassione. Strano, perché è proprio la parola che oggi va tanto di moda, di cui ci si riempie la bocca: tolleranza. Un’idea che sembra buona in sé la tolleranza, ma che è difficile da applicare e  spesso è specchio di superiorità, di classificazione sociale, soprattutto di benevola accettazione di coloro che sono diversi da noi, non certo di paritario confronto.
“ Non bisogna parlare di tolleranza. Questa parola implica già la tirannide, poiché l’esistenza di una autorità o di una persona che ha il potere di tollerare è un attentato alla libertà di pensiero, per il fatto stesso che essa tollera, ma potrebbe non tollerare” scrisse Mirabeau.
Oggi, contrariamente ad allora, la parola tolleranza è invece ovunque. Simbolo di superiorità e unicità, ma soprattutto della nostra ignoranza, in fondo la storia e il suo studio sono considerati oggi una perdita di tempo. Eppure leggere e approfondire gli eventi che hanno portato alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino potrebbe essere utile per capire, certo sarebbe anche molto utile studiare cosa successe dopo il 26 agosto 1789 a chi pensava che la tolleranza fosse sufficiente a risolvere i problemi di chi stava peggio. In fondo è meglio studiare la storia, che essere un esempio di storia da studiare in futuro. Se io appartenessi al Primo o al Secondo Stato lo farei.