di Giacomo Aricò
Sono giorni caldi per la tragica vicenda di Simonetta Cesaroni, la ragazza ventenne uccisa in modo brutale più di vent’anni fa quel maledetto 7 agosto del 1990 in Via Poma 2, al terzo piano dell’ufficio dell’Aiag dove lavorava.
Dopo la condanna a 24 anni di reclusione inflitta nel marzo 2010 al suo ragazzo di allora, Raniero Busco, si riapre in queste ore con il ricorso in Appello dei legali di Busco una ferita rimasta aperta negli italiani. Il regista Roberto Faenza ne ha fatto una fiction, Il delitto di Via Poma, che andrà in onda stasera su Canale 5 in prima serata e che abbiamo visto in anteprima presso l’Università Cattolica di Milano. Un film forte, vero, in cui viene ripercorso ora dopo ora quel maledetto giorno d’estate in cui la vita di una giovane ragazza si spezza brutalmente. Sarà l’ispettore capo Niccolò Montella, interpretato da Silvio Orlando, a cercare di mettere luce su questo fatto che ancora oggi non ha un colpevole. Si rincorrono accuse, falsità, indizi, prove e bugie che rendono il tutto ancora più assurdo e desolante. “Uno, nessuno, Centomila”, tutti innocenti, tutti colpevoli. Faenza non mostra in diretta l’atto dell’uccisione ma lo fa intendere, lo richiama con immagini forti, con macabre descrizioni nel dettaglio.
Sarà tutta la rincorsa a questo colpevole che c’è e non c’è ad appesantire la storia, a rendere la realtà sospesa. Manca la giustizia, ma non manca l’umanità: Faenza (nella foto) ci mostra la sorella della vittima, Paola (interpretata da Giulia Bevilacqua): “nei talk show spesso si parla solo di chi può essere stato e non si parla di cosa possano provare i familiari delle vittime” afferma il regista.
Fatto sta che di tristi vicende così ce ne sono state ancora parecchie, spesso romanzate dai media stessi, tanto che fiction e realtà si sono mischiate sullo schermo della televisione, sulle pagine dei giornali. Spesso uscendo dal limite del buon senso, trasformando la cronaca in finzione. Questa fiction torna alla realtà e cerca di ricordare una vicenda che il surplus di tutte le altre tragedie accadute dopo rischiava di far diventare ‘troppo vecchia’ o ormai non d’attualità. Dimenticarsene sarebbe stato come ammazzare una volta in più Simonetta.
Regia di Roberto Faenza, produzione di taodue film.